In medio stat virtus

Negli ultimi decenni, in generale, la maggiore attenzione di studi, ricerche e riflessioni sulle forme evolutive delle politiche urbane in Italia ha in gran parte oscillato tra i due estremi di un pendolo: da un lato i poli d’eccellenza delle città di rango metropolitano viste come condensatori privilegiati dello sviluppo socioeconomico insediativo, dall’altro il recupero e l’incentivazione dei centri minori diffusi, ricchi di valori storico-identitari immersi in contesti ambientali di pregio, realtà preziose e sovente dimenticate dei nostri territori.
Da qualche tempo, tuttavia, i riflettori del “Governo del territorio” si sono riaccesi, anche in virtù dell’imperativo di fronteggiare una crisi la cui onda lunga stenta a placarsi, ripartendo dall’importanza del così detto “Club delle città intermedie” come lo definivano già negli anni novanta gli studi RUR-CENSIS.
A distanza di qualche lustro da allora, il ruolo delle “piccole capitali” non si limita a eccellere per modelli di benessere sociale e innovazione produttiva a livello tecnologico-manifatturiero, ma, a seguito degli effetti riverberanti della globalizzazione e dei radicali cambiamenti di processi economici, composizione socio-demografica, condizioni energetico-ambientali, si propone come specchio di realtà territoriali e forme insediative complesse che costituiscono un rinnovato orizzonte per il connettivo fisico-spaziale, socio-economico ed ecologico-ambientale delle forme insediative contemporanee. Le città medie, tanto singolarmente quanto, soprattutto, in ottica reticolare e policentrica, sembrano poter rivoluzionare le consolidate gerarchie insediative, crescendo di rango e rappresentando un intrigante contrappeso ai grandi centri, per capacità di produrre ricchezza, accumulare risorse, “reificare” nuovi valori identitari e simbolici, prefigurare stili di vita virtuosi e corrispondenti ai nuovi bisogni delle sfaccettate e contraddittorie comunità urbane contemporanee.
L’effetto propulsivo e creativo della progettualità di queste realtà urbane viene concretamente declinato di volta in volta attraverso una serie di chiavi che puntano sul felice connubio tra la rivisitazione delle radici culturali di luoghi e gruppi sociali da un lato e assi innovativi dall’altro, perseguendo un approccio integrato rispetto a temi quali la mobilità sostenibile, la rigenerazione dei tessuti in declino, il rilancio e la messa in rete della città storica, l’incentivazione del commercio naturale, le opportunità delle energie rinnovabili e soprattutto una vision strategica per “progetti di territorio” anche oltre i confini locali.
Il ruolo di turbina delle “piccole capitali” in termini di creatività, vitalità e innovazione dei modelli insediativi e degli stili di vita sulla scena territoriale nazionale è stato ulteriormente rafforzato in alcuni casi di successo dalla decisione delle comunità urbane e della mano pubblica di attivare luoghi specifici deputati all’esercizio dei principi di democrazia partecipativa, gli Urban Center o “Case della Città”, strutture deputate non solo a veicolare i vettori informativo/comunicativi su programmi e progetti specifici in gestazione o in progress sulla scena urbana, ma anche e soprattutto a suscitare un confronto trasparente, leale e serrato che possa produrre un valore aggiunto per favorire la convergenza su scenari strategici condivisi di modulazione delle politiche di governo della città e del territorio.
Il convegno ha inteso riflettere sul protagonismo emergente testimoniato da diverse città medie italiane nel contribuire alla concretizzazione di rinnovati modelli di virtuoso sviluppo insediativo e a declinazioni, ruoli e mission che strutture come gli Urban Center hanno di volta in volta assunto (o possono assumere) nel costruire un nuovo senso di appartenenza e coesione nelle eterogenee comunità urbane contemporanee coagulando “progetti di territorio” condivisi.

Programma e Concept

INTERVENTI: